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Come cambia la diagnosi per i disturbi di personalità

2024-12-18 19:44

Famiglie in rete

Ci siamo anche noi, Salute Mentale, Disturbi di Personalità, DSM-5, Diagnosi,

Come cambia la diagnosi per i disturbi di personalità

Un nuovo modo di classificare i disturbi di personalità, più preciso e flessibile, che consente una diagnosi più completa e personalizzata.

Il DSM-5, il manuale diagnostico più utilizzato in Salute Mentale, ha affiancato a quello tradizionale un nuovo modo di classificare i disturbi di personalità, più preciso e flessibile.
Il nuovo modello rispetta sempre i criteri tradizionali della diagnosi di disturbo di personalità:

  • Compromissione del funzionamento: difficoltà nel gestire emozioni, relazioni e obiettivi di vita.
  • Tratti patologici: elementi che causano problemi nella vita quotidiana.
  • Pervasività e stabilità: i problemi si manifestano in situazioni diverse e persistono nel tempo.
  • Esclusione di altre cause: i problemi non sono meglio spiegati da altre condizioni mediche, culturali, sociali…

Si focalizza, però, su due concetti chiave:

  1. Funzionamento della personalità: invece di concentrarsi solo sui sintomi, valuta come la persona funziona nella vita quotidiana e nel modo di vedere se stessa, come gestisce emozioni, relazioni e obiettivi di vita. Il funzionamento è valutato a livello individuale (identità, autodirezione) e interpersonale (empatia, intimità). Una scala a 5 gradi misura la compromissione (nessuna, parziale, moderata, grave, estrema), la gravità del disturbo.
  2. Tratti patologici: identifica gli specifici tratti di personalità che causano problemi, es. impulsività, isolamento o eccessiva diffidenza. Utilizza cinque domini (affettività negativa, distacco, antagonismo, disinibizione, psicosi), con 25 sfaccettature più specifiche.
     

Perché cambiare? 


Il vecchio sistema presentava sovrapposizione tra diagnosi (spesso una persona soddisfaceva i criteri per più di un disturbo) e rigidità (non si riusciva a catturare la complessità e la variabilità dei disturbi di personalità, ostacolando gli approcci terapeutici mirati).


Facciamo un esempio. Nel vecchio modello, chi ha una qualsiasi delle 256 possibili combinazioni di almeno 5 dei 9 criteri diagnostici riceve la stessa diagnosi di Disturbo Borderline di Personalità, senza distinzioni sull’impatto del disturbo sulla sua vita (es. una persona che riesce a studiare o lavorare, curare la salute fisica, mantenere relazioni sociali,… è accumunata a chi non riesce a fare nulla di quanto serve alla vita autonoma).
 

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Nel nuovo modello, sono invece dettagliati per la singola persona:

 

1. Il grado di compromissione e le modalità di funzionamento nelle 4 aree, ad es.: 

  • Identità: immagine di sé povera o instabile; eccessiva autocritica; sentimenti cronici di vuoto; stati dissociativi.
  • Autodirezione: instabilità di obiettivi, aspirazioni, valori.
  • Empatia: ridotta capacità di riconoscere sentimenti e bisogni degli altri, ipersensibilità (inclinazione a sentirsi offesi o insultati).
  • Intimità: relazioni intense, instabili e conflittuali; sfiducia, ansia di abbandono reale o immaginario; estremi di idealizzazione e svalutazione, alternare tra eccessivo coinvolgimento e ritiro.

 

2. Le specifiche sfaccettature dei 5 tratti patologici presenti, ad esempio: 

  • Affettività negativa: labilità emotiva (emotività instabile e cambiamenti di umore frequenti; emozioni intense o sproporzionate rispetto agli eventi); ansia (nervosismo, tensione o panico; preoccupazione per gli effetti negativi di eventi passati e futuri; paura, apprensione; timore di perdere il controllo); insicurezza da separazione (paura di rifiuto o separazione, associate a timore di eccessiva dipendenza e perdita di autonomia); depressione (sensazione di essere infelici e senza speranza, con difficoltà a riprendersi; pessimismo; vergogna; senso di inferiorità; pensieri suicidari)
  • Disinibizione: impulsività (azioni sotto l'impulso del momento in risposta a stimoli immediati, senza un piano o senza considerare i risultati; difficoltà a stabilire o seguire piani; senso di urgenza; comportamento autolesionistico); assunzione di rischi (attività pericolose e potenzialmente autolesioniste; senso del limite carente e negazione del pericolo).
  • Antagonismo: ostilità (rabbia persistente o frequente; irritabilità per piccoli affronti e insulti).
     

Il nuovo modello per i disturbi di personalità permette quindi diagnosi più precise e personalizzate, anche nei casi che non rientrano perfettamente nelle categorie tradizionali, e aiuta a capire come il disturbo influisce sulla vita quotidiana. Numerosi studi hanno dimostrato che è applicabile anche agli adolescenti, consentendo diagnosi precoci e trattamenti con esito migliore.
 

Disponibile dal 2013, è adottato ancora troppo raramente, probabilmente perché è più complesso e richiede formazione specifica per essere applicato correttamente, soprattutto in presenza di altre comorbilità.
 

E’ un passo avanti importante nella comprensione, diagnosi e trattamento dei disturbi di personalità. Offre una visione più completa e personalizzata, che può aiutare, oltra ai professionisti della salute mentale, anche le persone che soffrono di questi disturbi, perché limita gli effetti stigmatizzanti delle diagnosi classiche e consente alla persona di riconoscersi meglio nelle sfaccettature che descrivono il suo disturbo.

Articolo realizzato da Maria Gorlani per il blog Progetto Itaca

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